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- La DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency, agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa) ha recentemente fatto segnare nuovi avanzamenti nel campo dello spionaggio.
- Le sue telecamere inoltre sono capaci di coprire un’area pari a 25 chilometri quadrati.
- Non è chiaro invece su che tipo di connessione conti il trasferimento dei dati, ma trattandosi della DARPA non è da escludere che si tratti di collegamenti radio a 100 Gbps.
- L’idea è di realizzare sensori con materiali che si possano disintegrare facilmente, automaticamente o a comando – eventualmente anche dentro al corpo di un soldato.
- A lungo termine invece c’è già chi pensa alla realizzazione di navi e arei capaci di “dissolversi”.
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La DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency, agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa) ha recentemente fatto segnare nuovi avanzamenti nel campo dello spionaggio.
Aereo spia. L’ARGUS-IS è un aereo spia senza pilota capace di vedere dettagli piccolissimi.
Mentre per il mese prossimo è atteso l’avvio di un nuovo progetto incentrato sull’autodistruzione dei dispositivi elettronici.
Realizzato in collaborazione con l’esercito USA, l’ARGUS-IS è un drone aereo spia per lo spionaggio con videocamere da 1,8 gigapixel.
Questo velivolo senza pilota è progettato per le ricognizioni aeree e lo spionaggio.
E’ capace di catturare dettagli grandi 15 cm da un’altezza di sei chilometri circa.
Le sue telecamere inoltre sono capaci di coprire un’area pari a 25 chilometri quadrati.
L’ARGUS-IS può scattare fotografie e girare video a 12 FPS, grazie a un sistema ottico composto da 368 piccoli sensori.
Secondo la spiegazione della DARPA ognuno è una telecamera spia da 5 MP di quelle installate su molti telefoni cellulari.
Abbinate a quattro lenti telescopiche con stabilizzazione dell’immagine.
Cioè che ne risulta è un mosaico ad altissima definizione, dal quale si comprende che da altitudini minori questo aereo spia potrebbe facilmente riconoscere volti o leggere numeri di targa.
Come qualcuno potrebbe aver intuito, questo sistema genera un’enorme quantità di dati.
Parliamo infatti di 600 GBps, o 6000 terabyte al giorno, stando ai calcoli eseguiti dal Lawrence Livermore National Laboratory, sede del supercomputer Sequoia.
Parte dei calcoli necessari è eseguita direttamente dai sistemi a bordo del velivolo – probabilmente per comprimere i dati ma gran parte del lavoro è gestita da un supercomputer al suolo.
Non è chiaro invece su che tipo di connessione conti il trasferimento dei dati, ma trattandosi della DARPA non è da escludere che si tratti di collegamenti radio a 100 Gbps.
Un possibile problema nel mandare in territorio nemico un aereo come questo, o qualsiasi altro oggetto avanzato, è che potrebbe restare sul campo e regalare agli avversari preziose conoscenze tecnologiche.
Per questo la DARPA sta lavorando anche a sistemi elettronici capaci di autodistruggersi.
I dettagli su questa nuova tecnologia sono attesi per il mese prossimo.
Per ora sappiamo che il progetto risponde al nome di VAPR (Vanishing, Programmable Resorceses, da pronunciare come l’inglese “vapor”).
L’idea è di realizzare sensori con materiali che si possano disintegrare facilmente, automaticamente o a comando – eventualmente anche dentro al corpo di un soldato.
“VAPR si concentrerà sullo sviluppo e sulla creazione una gamma fondamentale di materiali, componenti, integrazione e capacità produttive per sostenere questa nuova categoria di dispositivi elettronici”, ha spiegato il direttore del programma Alicia Jackson.
I militari potrebbero, per esempio, usare sensori per esaminare una certa zona durante un tempo limitato, senza doversi preoccupare di recuperarli in un secondo momento.
Un operazione che a volte è del tutto irrealizzabile.
Nella presentazione del progetto tuttavia si prende anche in considerazione l’idea di usare il corpo umano per “smaltire” i dispositivi, in particolare quelli usati per controllare la salute dei soldati.
La DARPA non parla esplicitamente di spionaggio riguardo al progetto VAPR.
Ma è piuttosto evidente che questa tecnologia potrebbe servire a raccogliere informazioni su altri paesi senza dare vita a un casus belli, e di certo potrebbe tornare utile anche alle spie in carne e ossa.
Il progetto VAPR in ogni caso per ora è pura speculazione, visto che vanno ancora costituite la basi necessarie per avviare la ricerca sui materiali.
Anche se già esistono punti di partenza incoraggianti, come i circuiti elettronici solubili in acqua.
Quest’ultima è una possibilità che avrebbe fatto comodo agli USA quando, nel 2011, persero un avanzatissimo drone in Iran.
Ma potrebbe piacere anche a chi ha perso il cellulare o il notebook con dentro dati molto preziosi – o le foto con l’amante.