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Attualmente ci sono droni di ogni forma e misure che possono essere adoperati per molti compiti, meno uno: lo spionaggio.
Drone. Questi mini UAV sono infatti facilmente visibili.
L’Ames Research Center della NASA ha quindi ideato di progettare un drone biodegradabile che si distrugge quando viene fatto cadere in acqua o nel fango.
I studiosi hanno detto che il primo volo del bio-drone è andato a buon fine.
Alla riuscita dell’impresa hanno collaborato anche alcune università, tra cui la Stanford University e la University of Michigan, oltre ad una impresa di New York (Ecovative Design), leader nella progettazione di componenti biologici alternativi alla plastica.
Il bio-drone è idoneo anche alla necessità di eliminare la spazzatura tecnologica, diminuendo la contaminazione dell’ambiente.
La scocca del drone autodistruggente è fatto di micelio, la parte vegetativa dei funghi, che può essere usata per imballaggi o tavole da surf.
Il micelio, ideato in laboratorio da Ecovative Desing, è stato coperto da una “pelle” di cellulosa, a sua volta ottenuta sovrapponendo multipli fogli di cellulosa batterica.
Questi strati sono rivestiti da proteine clonate dalla saliva che le vespe utilizzano per impermeabilizzare i loro nidi.
I circuiti sono stati progettai con un inchiostro composto da nanoparticelle di argento e stampati sulla cellulosa.
Non tutto il drone autodistruggente è biodegradabile.
Le eliche, i strumenti e la batteria sono stati presi in prestito da un normale quadricottero.
Gli ingegneri hanno però già iniziato la progettazione di sensori basati sui batteri E. coli. Sul sito del team sono disponibili i file stampabili in 3D del bio-drone.