Quello che l’Fbi non vuole farti sapere

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Nessuna rivelazione sulle tecniche di sorveglianza utilizzate.

L’Fbi continua a tenere segreti i localizzatori Gps dopo l’importante sentenza con cui la Corte Suprema americana lo scorso anno ha vietato agli agenti federali di utilizzare sistemi GPS per tenere sotto controllo i sospettati, senza prima ottenere l’autorizzazione di un giudice.

Lo spiega Gizmodo.com che mostra cosa è successo dopo la “United States v Jones”, noto caso giudiziario che aveva coinvolto Antoine Jones.

Nella sua automobile gli agenti avevano installato il dispositivo di tracking GPS senza mandato. Ma la Corte ha spiegato come fosse stato un atto illegale.

SILENZIO – “Se volete scoprire come l’Fbi ha reagito alla sentenza, però, così come le nuove tecniche utilizzate per la sorveglianza, nulla da fare”, spiega Gizmodo.

Questo perché l’FBI continua a considerare queste informazioni “private e confidenziali”.

In passato era stato il “Centro per la Democrazia e la Tecnologia” a spiegare come le tecniche di tracciamento GPS fossero ancora più invasive delle classiche tecnologie di sorveglianza e di come il loro uso violasse il diritto alla privacy dei cittadini americani.

TECNICHE – Anche se l’FBI non rilascia note ufficiali, Gizmodo spiega di essere a conoscenza di alcune informazioni sulle tecniche oggi utilizzate.

Si tratta di strumenti secondo cui per l’FBI non c’è bisogno di alcun mandato da parte dei giudici.

Eppure non svela certo quali siano.

Per esempio, l’ente investigativo ha spiegato che potrebbe  utilizzare senza nessuna limitazione i dati sulla localizzazione ottenuti attraverso telefonia mobile.

Non sono d’accordo diverse associazioni, come la EFF, che sostiene invece come per mappare la posizione precisa per giorni o settimane dovrebbe essere necessario richiedere un mandato di un giudice.

Nel 2012 il New York Times ha riferito come gli agenti federali avessero richiesto di ottenere diverse informazioni dal telefono delle persone “sospettate”, comprese le mappature dei luoghi sospetti, per più di un milione di volte soltanto nell’anno precedente.

STINGRAY E ALTRO– Alla fine del 2012, Gizmodo aveva poi rivelato l’utilizzo di un nuovo sistema misterioros, da parte degli agenti, noto come “catcher IMSI”, o “Stingray”, che permette di risalire in ​​una determinata area alle informazioni sul posizionamento di un telefono cellulare.

E forse, anche di intercettare telefonate e testi. L’FBI ha fatto di tutto per tenere segreta questa tecnologia, che “appare chiaramente incostituzionale”, rivela Gizmodo.

Senza dimenticare come, nelle città in tutto il paese, i dipartimenti di polizia locali e le altre forze dell’ordine stanno installando lettori automatici di targhe, in grado di creare banche dati di informazioni sulla posizione delle auto private (e loro proprietari e guidatori).

A Washington, DC, si stima che vengano “scannerizzate” dalle telecamere segrete oltre 1.800 immagini al minuto.

Infine, l’Fbi è una delle poche agenzie pubbliche al quale è permesso sorvolare con un drone i cieli degli Stati Uniti.

Tutto si gioca sui limiti – e probabilmente oltre – e sugli spazi lasciati dalle normative in materia di privacy.

Per questo Gizmodo critica l’amministrazione Obama per non informare in modo adeguato i cittadini, oltre che spiarli, senza ottenere prima un mandato.

La EFF ha anche citato in giudizio il governo per il mancato rispetto del “Patriot Act Section 215″.

“L’applicazione della legge ha bisogno della capacità di svolgere indagini.

Ma spiegare al pubblico come vengono svolte e i meccanismi di sorveglianza utilizzati non mette certo in pericolo le indagini stesse”, conclude Gizmodo, chiedendo maggiore trasparenza.

Fonte Giornalettismo

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Autore

  • Francesco Polimeni è un esperto riconosciuto nel campo del Technical Surveillance Counter Measures (TSCM), con oltre trent'anni di esperienza nel settore della sicurezza e del controspionaggio.

    Dopo una carriera come agente della Polizia di Stato, ha fondato Polinet S.r.l. a Roma, un'azienda leader nelle bonifiche elettroniche e nella vendita di dispositivi di sorveglianza.

    Dal 2001 è Amministratore Unico della Polinet S.r.l., tra le società leader in Italia esperte in tecnologie di Controsorveglianza e Anti Intercettazioni.

    La sua specializzazione include la bonifica di microspie in ambienti privati e professionali, nonché la rimozione di localizzatori GPS nascosti nei veicoli.

    Polimeni è anche un volto noto nei media italiani, avendo partecipato a numerose trasmissioni televisive di rilievo come "Porta a Porta" e "Matrix", dove è spesso invitato come esperto per discutere di tematiche legate alla sicurezza delle informazioni e al controspionaggio.

    La sua attività non si limita alla capitale; infatti, offre i suoi servizi di bonifica in tutta Italia, mantenendo un alto livello di riservatezza e professionalità in ogni intervento.

    Francesco Polimeni è iscritto al Ruolo Periti ed Esperti dalla C.C.I.A.A. di Roma al numero *** RM-2368 *** quale "Esperto in Sistemi di Prevenzione del Crimine".

    Competenze chiave:

    - Bonifiche elettroniche e rimozione di dispositivi di sorveglianza

    - Consulenze tecniche per la prevenzione del crimine

    - Utilizzo di tecnologie avanzate per il rilevamento di localizzatori GPS

    - Esperienza pluriennale nel settore TSCM e controspionaggio

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