Le vicende di Boston possono e debbono spingere gli Usa e la Russia a lavorare insieme: “Se si uniscono le forze, non perderemo contro il terrorismo”. Questo il messaggio del presidente russo Vladimir Putin che ieri ha tenuto una linea diretta con la nazione, durata quasi 5 ore, e poi ha voluto parlare brevemente con un piccolo gruppo di giornalisti, tra cui TMNews. “I servizi segreti russi con nostro grande rammarico non hanno potuto fornire informazioni, ai nostri colleghi americani, che avrebbero potuto avere un significato operativo”, ha detto Putin, ex agente nonchè direttore dei servizi segreti di Mosca. Ma “il caso degli Tsarnaev” si augura il leader del Cremlino, rafforzerà le relazioni tra la Russia e gli Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo. La questione non e la nazionalità, ma la mentalità.
Da quanto emerso nelle ultime ore volevano colpire anche Times Square, Dzhokar e Tamerlan, nati in Kirgizistan, di origine cecena e con i genitori residenti in Dagestan, che dominano le prime pagine ormai da giorni. Negli Usa, ma anche in Russia, per l’attentato terroristico che a Boston lo scorso il 15 aprile ha squassato la maratona più importante e antica del mondo moderno. E mentre le macchie di sangue ancora non si cancellano da Copley Square – l’ambito traguardo che e diventato monumento alle vittime – Putin da Mosca torna sul tema: “Spero che questa tragedia serva come spinta ad approfondire questa cooperazione tra servizi segreti che riguarda sia gli americani, sia i russi”, ha detto. Poi con lo sguardo sicuro, mentre la mano sinistra tradiva un certo nervosismo, ha osservato che lo scambio di tali informazioni tra i servizi segreti dei due paesi, vanno avanti senza interruzione.
Boston però non è solo il luogo di una tragedia che chiama in causa tutti. È anche il punto di partenza di una storia meno nota, all’origine del peggioramento dei rapporti tra Russia e Usa in periodo post sovietico. E Putin non ha perso occasione di ricordarlo, benché il tenore della dialettica anti americana – sempre molto presente nel discorso putiniano – era ridotto all’osso. Probabilmente effetto di un recente messaggio di Barack Obama sui rapporti bilaterali, molto apprezzato dal Cremlino. Putin si è solo permesso di dire che tra i consulenti di Anatoly Chubais – autore delle discusse privatizzazioni russe negli anni 90 – c’erano membri della CIA. E ovviamente, questo agli occhi dei connazionali non contribuisce al decoro di Chubais, ancora molto potente, ma non apprezzato in Russia proprio per quelle privatizzazioni che arricchirono pochi. E definito dallo stesso Putin durante la diretta “un oppositore”. Quanto al caso, era già stato ribattezzato, dalla stampa Usa, “Harvard mafia”.